Quando Il Web 2.0 La Da A Tutti Tranne Che A Te

  • Hai la sensazione che pur postando la soluzione del complotto contro John Kennedy in un portale di Social news, le previsioni del tempo otterrebbero più voti?
  • Pensi che qualora il tuo blog esplodesse ed AdSense iniziasse a correre, il denaro diventerebbe illegale?
  • Quando sei in un forum ed intervieni nel bel mezzo di una discussione animata hai come l’impressione che tutti improvvisamente si dileguino con sommessa discrezione?
  • Hai sentito di un portale che genera miliardi di contatti ma anche quell’unica news che avevi inserito ti è stata cancellata dalla redazione?
  • Hai come l’impressione che la CIA abbia assoldato un tizio che ti segue nei siti di social news votandoti sempre contro, nei forum per criticarti, nelle community per contraddirti?

Il web 2.0 non è molto differente dalla vita reale, anzi, oserei dire che le dinamiche umane che ne determinano il funzionamento sono in tutto e per tutto uguali alla vita di tutti i giorni.

Photo Credit: MaxFX

Ci sei o ci fai?

Per quanto ci sforziamo di innescare dinamiche di azione e reazione nel social network, il fattore determinante non è ciò che pensiamo di essere, ma come sembriamo ad altri utenti o blogger. E non necessariamente le due cose coincidono.

Dipende da come ci poniamo. I mattoni con cui gli altri utenti cercano di costruire una immagine di noi stessi sono costituiti da;

ed tutte le nostre tracce lasciate in rete. Pertanto il dilemma non è perchè il web 2.0 la da a tutti ma non a me, ma piuttosto appaio come sono?

Sembra paradossale ma la prima cosa che appare evidente nel social network è  se un utente ci è  o ci fa. E’ molto più semplice imbrogliare nel mondo reale di quanto non lo sia in rete.

Il grande tutto

C’è poi un altro approccio, un pò Zen per la verità. Una filosofia che può essere considerata il punto di unione tra la Teoria delle Superstringhe ed il Buddismo: il Grande Tutto. Lungi da me l’idea di voler anche solo tentare di spiegare in due righe concetti  tanto elevati, non ne sarei in grado e non è mia intenzione, ma diciamo che mi diverto ad avvicinarmi a questo concetto immaginando  tutto che accade sempre.

E mi appaiono chiari alcuni concetti quali:

  • Non esistono successi senza fallimenti
  • Non esistono amici senza nemici
  • La mancanza di insuccessi è solo una superstizione

Piuttosto è importante la gestione degli insuccessi, che diventa un parametro essenziale per capire le proprie capacità di iterazione con il social network. Questo diventa automatico se ci poniamo come siamo, in quanto metabolizziamo naturalmente insuccessi, critiche e provocazioni. Ma è devastante se tentiamo di apparire diversamente da come siamo in realtà in quanto tutto sarà considerato da un punto di vista difensivo.

Da qui l’errata interpretazione che il web 2.0 la da a tutti tranne che a noi.

In realtà tutti devono fare i conti con i propri insuccessi, progetti falliti e delusioni cocenti. Anche il più eminente guru o il più autorevole blogger ha la sua nuvoletta personale che  lo segue. La differenza consiste nel fatto che tutto ciò viene considerato come parte fisiologica della crescita individuale e professionale. Un insuccesso indica una strada migliore, un fallimento da maggior consapevolezza delle proprie attitudini e capacità.

Ci serve per capire chi siamo, a prescindere da chi ci piacerebbe essere e nel contempo accettare l’immagine che gli altri hanno di noi. Questo è il vero punto d’arrivo.

Il primo, grande esperto di Web 2.0

Tra moltissimi libri autorevoli e interessanti sul social network ce n’è uno che descrive perfettamente e lucidamente le dinamiche umane che sono alla base del web 2.0. Si intitola Uno, nessuno e centomila. E fu scritto agli inizi del 1900 da quello che mi diverte considerare il massimo esperto di Web 2.0; Luigi Pirandello.

ps. Chiedo venia alle lettrici sia per il titolo che per la foto, ma non ho proprio resistito 🙂